Noi, infetti, vogliam l’eterno nulla
perché viviamo senza nutrimento.
Si tengan i più la speme lor tetra
da che non ci tangon le felicità
dissennate di quei orgoglio di sé.
Noi, sconfitti, rivogliam l’atra bile
perché sazia meglio del vostro cibo.
Godan i civili di gioie stinte
dopo aver scacciato i barbari,
noi caparbi sprezzanti delle leggi.
Noi più non calcherem le rette vie
che menano entro la città vostra,
né quel cosmo ci tornirà d’ordine,
ma ordiremo congiure per sempre
e filtri sui vostri calici vuoti.
Siamo figli bastardi senza luogo,
nemici che avete allevato;
per noi soli si reca il contagio
della malattia che accudiamo,
infetti e sconfitti v’inoculiamo
il veleno, il dubbio, la follia.
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